“A fine giornata rimango solo con il vero me, quello che
vedrete è quello che potrete avere”.
Alexander McQueen è stato uno dei designer più controversi e
avanguardisti degli ultimi 20 anni, uno dei pochi ad aver rivoluzionato le
regole del gioco nell’arena dell’alta moda.
Si è formato all’interno di maison come Romeo Gigli e
Givency, dove è stato direttore creativo fino al 2001 e dove ha conciliato
l’eredità parigina del marchio con l’irriverenza inglese che lo ha sempre
contraddistinto.
Nel 2002 fonda la Alexander McQueen, stanco di sentirsi
imbrigliato in una gabbia dorata dove la sua creatività non poteva essere
espressa in tutto il suo potenziale.
La genialità e la sregolatezza dello stilista raggiungevano
il loro apice durante le sue sfilate che non si limitavano più a essere
semplici passerelle, ma diventavano vere e proprie installazioni artistiche
dove chi vi presenziava aveva la sensazione di assistere ad uno show.
E’ ancora sulla bocca di tutti la passerella del 2006 dove
un gruppo di modelle e ballerini corsero e danzarono in una incalzante
coreografia ispirata al film di Pollack “Non uccidono così anche i cavalli?”.
Sempre nello stesso anno, ma per la collezione autunno
inverno, la sfilata si tramutò in un vero e proprio set cinematografico con
tatto di temporale autunnale ricreato ad hoc: le modelle avanzarono nei loro
altissimi tacchi attraverso muri di acqua.
Alexander McQueen aveva l’abitudine di non presenziare mai
ai propri after party, diceva infatti che le pubbliche relazioni non erano più
un suo problema e che lasciava ad altri questo pesante compito. Questa sua
avversione per il jet set non gli impedì però di stringere profonde amicizie con
modelle e attrici con le quali era solito intrattenersi in cene private in cui
cucinava personalmente.
Tra le sue muse c’era anche Kate Moss, che si prestò per una
delle scenografie più memorabili dello stilista: una gigantografia della
modella ricreata grazie ad un ologramma in 3d che volava come un fantasma sopra
gli spettatori durante tutta la sfilata e interagendo di quando in quando con
le modelle che calcavano la passerella.
McQueen si spense nella sua casa di Londa l’11 Febbraio 2010,
pochi giorni dopo la morte della madre Joyce. Egli rappresentò per anni la
superba qualità della sartoria britannica, la commistione di rigore assoluto
nelle forme in contrapposizione ad accessori futuristici e, a volte, grotteschi
( vedi la sua venerazione per i teschi e i cimiteri).
La sue creazioni sono state per anni motivo di orgoglio
nazionale in Inghilterra e la sua figura è sempre stata paragonata a quella di
un genio, di un pirata moderno o, meglio ancora, dell’hooligan dell’alta
moda.
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